sabato 20 novembre 2010

“Investire sul SAPERE per investire sul futuro"

La scuola
Un contributo del DIPARTIMENTO SCUOLA del PD dell'Emilia-Romagna
a cura di Marilena Pillati

Il sapere è una delle leve più potenti per la realizzazione delle persone, motore fondamentale della mobilità sociale e dello sviluppo di una comunità. Per questo un’istruzione di qualità è ciò che garantisce a ciascuno consapevolezza, dignità e libertà ed anche crescita economica, sociale e civile della comunità di cui è
parte.
Il nostro Paese è ancora lontano dall’aver realizzato un sistema formativo equo e di qualità, ma ne ha assoluto bisogno: ci sono profondi divari tra i territori e tra fasce sociali e, come ci ricorda il Rapporto 2010 della Fondazione Agnelli, l’Italia è un paese nel quale i meccanismi della mobilità sociale si sono da tempo arrestati.
E più disuguaglianza significa meno crescita.
Oggi, mentre tutti i paesi avanzati affidano la crescita all’istruzione, alla formazione superiore, alla ricerca di base, al trasferimento tecnologico, all’innovazione, la maggioranza che governa il Paese ha scelto, invece, di
disinvestire sui sistemi dell’istruzione, della formazione e della ricerca, con tagli alle risorse, che non hanno precedenti nella storia repubblicana.
Mai come ora le politiche del Governo sono state così distanti dalle necessità del Paese. Non si è partiti dalle esigenze di qualificazione, ma si sono operati tagli in modo indiscriminato, senza tener conto delle specificità e dei bisogni delle scuole nei diversi territori: calano i docenti dove crescono gli alunni, diminuisce il tempo scuola dove c’è maggiore sviluppo e piena occupazione.
L’Emilia-Romagna dal punto di vista della gestione delle risorse è una delle regioni più virtuose: è tra quelle con il più alto numero medio di bambini per insegnante, con il più alto numero medio di bambini per classe in tutti gli ordini di scuola e con le autonomie scolastiche di maggiori dimensioni.
I tagli diretti e indiretti ai finanziamenti per il sistema educativo e scolastico di questo governo, mettono seriamente a rischio il livello qualitativo raggiunto dalla scuola in Emilia-Romagna.
Non si riducono, infatti, solo le risorse umane e finanziarie alle scuole. I tagli della recente manovra finanziaria ai bilanci degli enti locali e i vincoli di spesa imposti dal patto di stabilità rendono ancora più gravi le difficoltà che si trovano ad affrontare le scuole e le famiglie in Emilia-Romagna, una regione in cui in sistema delle autonomie locali ha avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo dell’offerta dei servizi educativi e scolastici e
continua ad investirvi risorse.

La qualità di un territorio si costruisce nelle scuole a partire dalla prima infanzia

La storia dei nostri territori ci insegna che una buona scuola è condizione per lo sviluppo economico, che la sfida della competitività si vince attraverso la formazione della risorsa umana e che la buona scuola di oggi è condizione di un buon futuro per tutta la società, per costruire benessere e occupazione qualificata.
E’ per questo che in Emilia-Romagna si è fortemente investito nella ricerca pedagogica, nella formazione degli operatori, nella collaborazione tra istituzioni per innalzare la qualità dell’edilizia scolastica, per il diritto allo studio e per sostenere i processi di integrazione. Ed è grazie all’impegno della Regione e del sistema delle autonomie locali, che si è realizzato nel tempo un sistema educativo e scolastico caratterizzato da una diffusa rete di servizi per la prima infanzia (nidi, servizi integrativi, servizi sperimentali) e scuole dell’infanzia. Il sistema integrato dei servizi è stato caratterizzato dall’estensione del tempo scuola, in termini di qualità dell’offerta oltre che di quantità, in conseguenza non solo di esigenze sociali ma di una chiara scelta educativa, da una forte integrazione tra servizi pubblici e privati autorizzati, scuola, territori, enti locali e agenzie culturali.

Nel tempo le istituzioni locali hanno continuato ad indirizzare i loro finanziamenti non solo verso i tradizionali oneri che spettano loro per legge, ma anche in azioni di supporto alla qualità della didattica o per far fronte alla nuova complessità sociale. Circa il 30% della “ricchezza” del sistema d’istruzione in questa regione è riconducibile all’intervento degli enti locali.
La popolazione scolastica nella nostra regione cresce ogni anno di novemila unità e le esigenze che vengono espresse dalle famiglie sono qualitativamente molto superiori rispetto al passato; la stessa formazione interessa l’individuo lungo tutto l’arco della vita.
Oggi non ci basta più garantire il diritto all’accesso: è necessario garantire il diritto al successo formativo.
Occorre sostenere le strutture educative e scolastiche affinché siano maggiormente riconosciute quali punti nodali di diffusione di una cultura dell'educazione, della cittadinanza, dell’integrazione, della genitorialità;
luoghi aperti alla comunità e basati sui valori del rispetto, della tolleranza, della solidarietà, dell’inclusione e della responsabilità. I servizi educativi e formativi rappresentano, infatti, uno dei luoghi privilegiati di socializzazione tra bambini, ragazzi e famiglie, anche di culture diverse. luoghi aperti alla comunità.
La scuola per noi deve essere un luogo aperto, vivo, che una comunità identifica come un bene comune. Una scuola fortemente radicata nel proprio territorio ne diventa “presidio pedagogico”, capace di promuovere nuove relazioni, sviluppo, integrazione e mobilità sociale.
Abbiamo il dovere di affiancare alle enunciazioni di principio alcune proposte concrete. Le nostre proposte muovono da una visione del futuro che si cura delle giovani generazioni, che vuole investire nell’educazione, nella formazione e nella ricerca, sulla base della consapevolezza che occorre guardare oltre orizzonti temporali ristretti, per dare prospettive credibili a medio e lungo termine ai cittadini e alle famiglie, alla società
nel suo complesso.

La qualità delle scuole si costruisce nei territori

Il punto di forza del nostro sistema scolastico è stato e deve essere sempre di più il suo rapporto con il territorio. Non solo in termini di risorse, ma soprattutto in termini di relazioni.
Di fronte alle scelte del Governo diventa, perciò, importante che Regione, Enti locali ed istituzioni scolastiche rafforzino il sistema di governo territoriale dell’istruzione con un alto ruolo politico di promozione e coordinamento degli interventi da parte delle amministrazioni locali, in una logica di rispetto e potenziamento dell’autonomia, delle competenze e degli oneri propri di ciascuno dei soggetti coinvolti. E’ anche necessario coinvolgere le varie forze della società (fondazioni, imprese, associazioni di categoria, ecc.) in un vero e proprio patto di corresponsabilità territoriale.
Gli enti locali, che sono interpreti dei bisogni dei territori e concorrono alla garanzia del servizio, devono
vedere nelle scuole, nelle autonomie costituzionalmente riconosciute, i loro interlocutori nella costruzione delle politiche territoriali. In un momento grave come questo, le scuole non devono essere lasciate sole, ma devono sentire la compartecipazione di altre istituzioni e il sostegno della comunità.
La crescita della cultura dell’autonomia e della responsabilità deve avvenire anche nelle scuole, che non possono considerare gli enti territoriali solo come chi aiuta finanziariamente la sopravvivenza del servizio, ma chi può e deve chiedere un servizio educativo ed un’offerta formativa adeguati alle esigenze della comunità locale.
Servono una piena cooperazione tra autonomie e un orizzonte condiviso nella valutazione dei risultati degli apprendimenti e del sistema organizzativo.
Gli enti locali devono far sentire alla scuola che ci sono nella costruzione della qualità.
Di fronte a politiche nazionali dell’istruzione che non corrispondono alla domanda di educazione e di formazione dei territori, le politiche locali assumono sempre più un ruolo cruciale.
Sulla forte relazione tra le autonomie nel territorio è necessario puntare, quindi, nel definire le politiche territoriali per qualificare il sistema formativo, riaffermando la centralità e il valore strategico prioritario degli investimenti finanziari e strutturali, nazionali, regionali e territoriali, sui settori connessi all’educazione e alla formazione.
Vogliamo rilanciare alcuni obiettivi per noi prioritari sui quali concentrare le politiche di governo territoriali.
- Promuovere un piano straordinario di edilizia scolastica. Se è indubbio che la priorità rimane la messa a norma delle scuole, è altrettanto vero che il tema dell’edilizia scolastica si lega oggi ad aspetti qualitativi che individuano nello “stare bene a scuola” una delle condizioni per un’efficace azione didattica, al passo con i tempi e con le nuove tecnologie, con gli interessi e le attitudini degli studenti, con la possibilità di vivere nelle scuole un tempo di vita oltre quello delle lezioni. Un tempo fatto di attività diverse, di spazi a disposizione per lo studio e l’incontro tra studenti e tra studenti e comunità.
Un edificio scolastico deve essere oggi concepito per dare risposte alle molteplici esigenze formative e culturali della scuola e del territorio. E’ necessario progettare e riqualificare gli istituti scolastici tenendo conto di ciò e puntando su progetti di edilizia scolastica all’avanguardia, che tengano anche conto degli aspetti energetici. Attraverso processi di istruttoria pubblica e laboratori di progettazione partecipata, è possibile
mettere in relazione studenti, docenti, genitori, amministratori e tecnici in un’avventura progettuale che sappia connettere il pensiero sulle funzioni della scuola con l’edificio destinato ad ospitarne le molteplici attività formative.
- Promuovere un rilancio del sistema integrato dei servizi educativi per la prima infanzia, secondo una prospettiva di carattere universalistico, che sappia concretamente rispondere sia in termini quantitativi che qualitativi alle esigenze di sviluppo poste da una ripresa strutturale della natalità nella nostra regione e alle necessità delle famiglie, con un modello organizzativo flessibile che favorisca la possibilità di accesso al lavoro
dei genitori, in particolare delle donne, e che realizzi un elevato progetto educativo per offrire a tutte le bambine e i bambini le migliori opportunità educative, di sviluppo e di relazione.
- Consolidare e qualificare il sistema integrato delle scuole d’infanzia previsto a livello nazionale e regionale, richiamando l’amministrazione scolastica statale a svolgere coerentemente la propria parte nell’ambito del sistema complessivo a fronte dell’aumento della domanda soprattutto, ma non solo, nei piccoli comuni.
- Promuovere un ripensamento delle politiche per il diritto allo studio a livello regionale e provinciale (interventi per l’accesso e interventi per la qualificazione dell’offerta formativa) adeguata ai nuovi bisogni e a nuovi assetti istituzionali delle scuole e dei comuni.
- Favorire una regia integrata delle politiche educative, culturali, scolastiche, sociali e sanitarie,
superando gli steccati professionali, in una prospettiva più ampia e di carattere intersettoriale, in grado di mettere al centro il cittadino nelle diverse fasi evolutive della vita, a partire dalla prima infanzia. La forte integrazione delle politiche degli enti locali può offrire uno strumento per l’integrazione delle differenze (socio-culturali, linguistiche, di accesso alla cultura, di abilità).
- Rafforzare l’autonomia delle scuole. Si tratta di creare le condizioni effettive perché l’autonomia funzionale possa essere esercitata e questo può avvenire innanzitutto attraverso la dotazione stabile delle risorse necessarie, mettendola in condizione di realizzare la collaborazione con i territori per la realizzazione dei Piani dell’Offerta Formativa.
- Sperimentare nelle realtà dei piccoli comuni e, in particolare, in quelli della montagna modalità organizzative con chiara rilevanza didattica atte a garantire il diritto allo studio nella fascia dell’obbligo.
- Sostenere e qualificare le esperienze di tempo scuola arricchito nel ciclo di base, a partire dalle esperienze di tempo pieno, da proiettare in una dimensione di forte innovazione anche attraverso nuove forme di integrazione delle diverse opportunità di scuola e territorio.
- Riconoscere, valorizzare e sostenere il lavoro dei docenti e di tutto il personale della scuola e della formazione. A tal fine gli enti locali possono promuovere e sostenere progetti per la formazione dei docenti e la diffusione di “buone pratiche” per elevare la qualità degli apprendimenti.
- Mettere la scuola in grado di investire su processi di innovazione didattica e dei contenuti, per motivare i nostri giovani allo studio, accompagnarli nei complessi processi di orientamento – riorientamento,
garantire una solida formazione di base, promuovere la mobilità studentesca e gli scambi culturali con i paesi europei, implementare e diffondere le esperienze significative con forte interrelazione tra il sapere e il saper fare, investire sulle nuove tecnologie, sui nuovi linguaggi.
- Aprire le scuole alle comunità locali. Una piena cooperazione tra autonomie deve favorire l’apertura delle scuole ai territori: gli spazi, le strutture e i tempi delle scuole devono rappresentare risorse fruibili dall’intera comunità. Le scuole in questo modo possono diventare luoghi per lo studio, la formazione e la crescita culturale del territorio.
- Costruire una concreta politica di formazione per tutto l’arco della vita, in difesa e promozione della qualità professionale e culturale del cittadino ad ogni livello di età, consapevoli che questo significa creare le condizioni per la crescita delle professionalità dei lavoratori, per contrastare l’espulsione dal mercato del lavoro e per favorire il mantenimento di rapporto fra le generazioni, a fronte di rapidi cambiamenti culturali che rendono sempre più difficile per le famiglie comprendere ed affrontare le tematiche poste dai giovani. Bassi livelli di scolarità e di cultura degli adulti non solo generano difficoltà enormi nell’esercizio di una cittadinanza completa e nelle possibilità di riconversione professionale, ma creano rigidità, espulsione dal lavoro, vissuti di solitudine e insicurezza, limitano il successo scolastico dei figli, contribuiscono a bloccare ulteriormente la mobilità sociale e dunque pesano due volte sulla qualità sociale e sulla prospettiva di un territorio.
- Sviluppare i rapporti tra istruzione, formazione, mondo del lavoro e delle imprese, nella logica di valorizzazione della cultura del lavoro, una cultura che deve permeare di sé l’insieme dei percorsi educativi. Il sistema formativo, insieme alla crescita delle persone, deve infatti far crescere le loro opportunità di lavoro. In un rinnovato raccordo tra il sistema di istruzione e della formazione con il mondo del lavoro e dell’impresa potrà anche trovare risposta il superamento dell’inaccettabile norma che prevede l’assolvimento dell’obbligo scolastico nell’apprendistato a partire dai 15 anni. E’ necessario continuare a promuovere la cittadinanza formativa dei nostri giovani in una dimensione europea nelle istituzioni scolastiche, almeno fino al diciottesimo anno d'età.